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Obiettivi Ue lontani: città soffrono per traffico e inquinamento.

Riassumi questo contenuto tra 400 e 500 caratteri Traffico e inquinamento: le città di tutta Europa dovranno abbattere del 55 per cento, entro il 2030, le emissioni di gas a effetto serra. Ma in Italia i 14 più grandi comuni capoluogo di città metropolitana sono ancora distanti da questo obiettivo, stabilito dal Green deal europeo. Si tratta di un “patto verde”, presentato nel 2019 dalla Commissione europea, che punta inoltre a raggiungere nel 2050 la neutralità climatica, ovvero zero emissioni inquinanti. Ad analizzare le performance delle città è il rapporto “Mobilitaria” elaborato dal Kyoto Club insieme al Cnr. Il divario rispetto ad una completa decarbonizzazione resta ancora molto ampio per tutti i centri urbani. In questa classifica senza vincitori, le tre città metropolitane della Sicilia, Palermo, Catania e Messina, stanno ai piani più bassi, con il capoluogo etneo ultimo. Le ‘dimensioni’ esaminate nel rapporto sono cinque: trasporto pubblico non inquinante, piste ciclabili, mobilità condivisa (come il car sharing), tasso di motorizzazione e ripartizione modale, cioè la composizione tra le quattro precedenti leve che contribuiscono a ridurre le emissioni. Il quadro che ne viene fuori non incoraggia.Leggi anche – Aria inquinata, le città uccidono. L’Italia è la peggiore dell’Ue per polveri sottiliTraffico ed emissioni zero nel 2050: le città sperimentaliLe emissioni inquinanti devono essere ridotte in tutti i settori, dall’industria e dall’energia ai trasporti e all’agricoltura. Le aree urbane però ospitano il 75 per cento della popolazione dell’Unione europea. A livello globale le città consumano oltre il 65 per cento dell’energia mondiale, causando oltre il 70 per cento delle emissioni di anidride carbonica (Co2). Cento città – il 12 per cento della popolazione Ue – sono state selezionate dalla Commissione europea per un importante esperimento. Dovranno compiere azioni per raggiungere non solo l’abbattimento delle emissioni del 55 per cento rispetto ai valori del 1990, ma addirittura la neutralità climatica già nel 2030, cioè zero emissioni. L’Italia partecipa con nove città: Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino. Togliere veicoli dalla strada e passare ad una mobilità sostenibile è un target fissato anche dal governo nazionale nel Documento di programmazione economicoane, entro il 2030, si punta al 40 per cento di trasporto pubblico e al dieci per cento di mobilità ciclabile. Un obiettivo che però è ancora “è ben lontano dall’essere raggiunto”. E mancano pochi anni dalla scadenza.Leggi anche – Trasporto pubblico, soluzioni a Ragusa per gli universitariLe polveri sottili causano 307 mila morti prematureDi inquinamento, nel frattempo, si muore. Secondo l’Agenzia europea per l’ambiente (Eea), nel 2019, “l’inquinamento atmosferico ha continuato a provocare un significativo carico di morte prematura e malattie nei 27 Stati membri dell’UE: 307 mila decessi prematuri sono stati attribuiti all’esposizione cronica a particolato fine Pm10 e Pm2.5, le note polveri sottili; 40.400 alla esposizione cronica al biossido di azoto; 16.800 alla esposizione acuta all’ozono“, evidenzia Mobilitaria. A livello europeo l’uso di energia è responsabile del 77,1 per cento delle emissioni di gas effetto serra, circa un terzo del quale attribuibile ai trasporti, oltre il 70 per cento di questi è dovuto al trasporto su strada, che, in particolare nelle aree urbane, contribuisce in maniera importante alle emissioni anche delle sostanze inquinanti (polveri e soprattutto ossidi di azoto). Se si vuole rimediare, bisogna spingere le città a passare alla mobilità attiva, condivisa ed elettrica e ridurre il più possibile gli spostamenti motorizzati individuali con mezzi privati. Questi dovrebbero restare al di sotto del 35 per cento degli spostamenti totali e si tratta di una realtà “già ampiamente esistente in molte città europee“, riconoscono gli esperti.Leggi anche – Aria inquinata in Sicilia. Respiriamo veleni, ma sulla carta è tutto in regolaTrasporti pubblici insufficienti, si sceglie l’auto privataIn Sicilia, invece, la ripartizione modale resta ancorata saldamente ai mezzi privati: 92 per cento a Catania, 78 per cento a Palermo, 66 per cento a Messina. E non potrebbe essere altrimenti, in mancanza di un’offerta sufficiente di trasporto pubblico. Il tram a Palermo e Messina, il passante ferroviario a Palermo, la crescente espansione dell’unica linea metropolitana o le nuove linee di bus veloci (Brt) a Catania, sono alcuni passi di un percorso ancora lungo. Nel resto d’Italia va senz’altro meglio a Venezia, Milano, Napoli o Torino, secondo i dati che Mobilitaria ha ricavato dai Pums, i Piani urbani della mobilità sostenibile elaborati dalle città. Ma ancora non basta. Ovunque c’è bisogno di una rete efficiente di trasporto pubblico locale interamente ad emissioni zero, come metropolitane e tranvie. La diffusione di piste ciclabili (mobilità attiva) con standard di livello europeo. Lo sviluppo della mobilità condivisa (car, bike, scooter, micromobilità in sharing) elettrica. Anche su questo l’Unione europea e il pianeta ci chiederanno il conto. Tra pochissimi anni.

Traffico e inquinamento, le città piangono. Obiettivi Ue lontani

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