Gita fuori porta: Scicli, l’esplosione di vitalità per il Gioia
Le scacce ragusane sono uno dei tanti esempi in cui risplende in tutta la sua ricchezza e varietà il cibo siciliano. «Baroque to eat», lo ha chiamato tanti anni fa un amico americano in visita, e non ho più dimenticato questa azzeccata espressione. Dal barocco da mangiare al barocco vero e proprio il passo è breve, e magnifica fu la ricostruzione dopo il terremoto che nel 1693 distrusse le città della Sicilia sudorientale. Fra queste Scicli: dalle prime incerte tracce preistoriche, la città si è evoluta fino agli attuali 27.000 abitanti e possiede testimonianze tardo-medievali e rinascimentali, barocche e rococò.
Provenendo da Modica, dopo una curva appare all’improvviso Scicli in tutta la sua estensione, dominata da tre colli e tagliata da altrettanti canyons (cave). In centro spicca il colle con l’ex matrice di San Matteo, che a quanto pare coincide con il primo nucleo stabilmente abitato in età bizantina. Costruita nel Settecento accanto al vecchio Castello dei Tre Cantoni, benché abbandonata nella seconda metà dell’800 dopo il trasferimento della popolazione dal colle al fondovalle, San Matteo è ancora la struttura più prominente, visibile da ogni parte della città.
Ragusa
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