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La legge e noi: società partecipate spesso in precario «equilibrio»


La sede della Rap, in piazzetta Cairoli, a Palermo

La costituzione e l’utilizzo di società di diritto privato da parte degli enti locali rappresenta una modalità di erogazione dei servizi d’interesse generale alternativa rispetto al ricorso al mercato degli operatori privati e/o alla cd. autoproduzione; scelte queste ultime tutte possibili e lecite se dotate di razionalità in termini di costi-benefici per la collettività e la stessa p.a.

Di fatto, a partire dagli anni novanta del secolo scorso, il ricorso alla forma giuridica privatistica è gradualmente divenuto la modalità più diffusa di prestazione dei servizi pubblici locali in favore della cittadinanza, sul presupposto – a torto o a ragione – che il modello societario sia quello più efficace ed efficiente per l’esercizio di un’attività economica, in grado di eliminare, o quantomeno limitare, le disfunzioni tipiche delle modalità organizzative della pubblica amministrazione.

Così si è assistito ad un proliferare di società a partecipazione pubblica, incaricate di offrire servizi ai cittadini e non di rado caratterizzate dalla pregnante forma di controllo da parte dell’ente locale tipica delle cd. società in house.

Palermo


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