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Quando Palermo si trasformò in Corleone

Il ricordo di Mario Francese

Conoscevo bene Mario Francese sin da quando iniziai la mia attività giudiziaria a Palermo, vale a dire dal 1959. Conservo di lui un ricordo carissimo, legato agli anni più intensi e sofferti della lotta contro la mafia, gli anni tra il ‘62 e il ‘71, e ricordo che Mario Francese, insieme col povero Mauro De Mauro, era uno dei cronisti che con più passione e interesse seguivano il mio lavoro. Era un uomo libero, un giornalista coraggioso, onesto e appassionato al suo lavoro. La sua morte violenta non può che essere la conseguenza di un’azione vile, quanto mai, consumata ai danni di un cittadino che ha avuto soltanto il torto di operare così come credeva che fosse giusto operare».

La dichiarazione di Cesare Terranova

Cesare Terranova si espresse così su Mario, il nostro Mario Francese, a caldo, poche ore dopo l’omicidio del cronista giudiziario del Giornale di Sicilia. La sua dichiarazione, che in poche righe fotografa una vita intera, uscì sul nostro quotidiano il 27 gennaio 1979, la mattina dopo il delitto di viale Campania. Otto mesi quasi esatti dopo sarebbe toccato anche a lui, Terranova, il coraggioso magistrato che, in anni che non erano questi, da Roma era tornato a lavorare a Palermo come giudice istruttore, per continuare il lavoro su quei mafiosi emergenti che arrivavano, sgomitando a colpi di mitra, da Corleone. Finendo morto ammazzato in via De Amicis con Lenin Mancuso.

– Mario Francese
– Mauro De Mauro
– Cesare Terranova


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