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Pochi al corteo? Palermo sceglie l’aperitivo.

La tragedia di Giulio e il disinteresse della comunità

«A Palermo si preferisce fare l’aperitivo, lì ci sono tutti. Quando si parla di problemi, di drammi, si pensa che appartengano solo a chi li vive. In più per molti chi si droga se l’è cercata e quindi la cosa non li riguarda». Sorride con amarezza, Francesco Zavatteri, il papà di Giulio, il diciannovenne morto di crack l’anno scorso, commentando la scarsa partecipazione al corteo di martedì.

La mancanza di solidarietà e empatia

La morte di Giulio Zavatteri ha scosso la comunità di Palermo, ma sembra che la maggior parte delle persone preferisca voltare lo sguardo altrove. Il disinteresse dimostrato verso il corteo in suo ricordo ha lasciato amaro in bocca a molti, soprattutto alla famiglia che si sente abbandonata dalla stessa comunità che dovrebbe sostenerla.

Il pregiudizio nei confronti dei tossicodipendenti

Francesco Zavatteri ha toccato un punto delicato nel suo commento, denunciando il diffuso pregiudizio nei confronti di chi soffre di dipendenze. Troppo spesso si cade nell’errore di pensare che chi si droga lo faccia per scelta e quindi non meriti compassione o supporto. Questa mentalità contribuisce a mantenere viva la stigmatizzazione delle persone con dipendenze, rendendo più difficile per loro chiedere aiuto e ricevere supporto.

La necessità di sensibilizzare e coinvolgere la comunità

La morte di Giulio non può e non deve essere dimenticata. È necessario che la comunità si mobiliti, che si alzi la voce contro l’indifferenza e che si dia supporto alle famiglie che affrontano tragedie simili. Solo così si potrà contrastare il pregiudizio e creare una rete di solidarietà e sostegno per chi ha bisogno.

– Francesco Zavatteri
– Aperitivo a Palermo
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