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Palermo e la memoria della Shoah: le nuove generazioni

La memoria della Shoah: il duro lavoro delle ragazze e dei ragazzi

Rivolgendosi direttamente ai ragazzi, inoltre, il prefetto Mariani ha puntualizzato che è necessario “capire chi siamo, in che cosa crediamo di dover lottare perché, se accettiamo questo possiamo accettare qualunque cosa. Dobbiamo ricordare che, proprio cento anni fa, molti docenti universitari furono costretti ad abbandonare le Università europee perché ebrei. Proviamo orrore per quanto sta succedendo, orrore per le vittime del 7 ottobre ma orrore anche per quelle che ogni giorno si stanno provocando a Gaza. Come occidentali dobbiamo usare le armi della cultura per aborrire tutto ciò”.

Il ruolo fondamentale delle ragazze e dei ragazzi

Il lavoro realizzato dalle ragazze e i ragazzi ha da subito dimostrato di non essere un banale esercizio di stile ma la dimostrazione che, grazie agli insegnanti, all’interno delle loro aule hanno vissuto un lungo percorso di conoscenza che li ha portati non soltanto a raccontare alcune delle storie degli italiani deportati nei lager ma a incarnarli, indossando una casacca a righe con la stella, come quella che dovevano indossare quanti erano segregati nei campi di concentramento. “La casacca che indosso – ha raccontato al QdS il piccolo Roberto – è come quella che indossavano gli ebrei. Ho visto il film ‘Il bambino con il pigiama a righe’ (adattamento dell’omonimo romanzo di John Boyne, nda) e mi sono emozionato moltissimo. Alla fine mi sono chiesto: perché tanto orrore se siamo tutti uguali?”.

Un confronto significativo

Interessante il confronto presentato tra l’articolo 3 della nostra Costituzione e le Leggi razziali fasciste, quell’insieme di provvedimenti legislativi e amministrativi emanati il 17 novembre 1938 e applicati in Italia fino al 1945, inizialmente dal regime fascista e poi dalla Repubblica sociale italiana, rivolti prevalentemente contro le persone ebree.

Un ricordo che va oltre

Il ricordo delle ragazze e dei ragazzi è andato oltre le possibili opinioni personali e lontano da qualsiasi logica di schieramento, ricordando che il sangue dei morti ha lo stesso colore e, quando è sparso, porta lo stesso dolore, indipendentemente dalla nazionalità.

La testimonianza della giovane Greta

“Historia magistra vitae – ha detto al QdS la giovane Greta citando Cicerone – e la nostra presenza, qua oggi, vuole testimoniare che siamo pronti a prendere in mano la storia per meglio comprendere gli errori fatti per non commetterli mai più”.

Un intervento significativo

È intervenuta, inoltre, la professoressa Luciana Pepi, presidente dell’Istituto siciliano di Studi ebraici, che ha affrontato il tema della “Memoria della Shoah oggi”. “Viviamo – ha detto – un momento molto difficile e ciò rende più difficile intervenire. Oggi più che mai non dobbiamo appiattire la cultura ebraica soltanto alla Shoah, ma evidenziare che essa è cultura di vita e non di morte”.

– in che cosa crediamo di dover lottare
– lavoro realizzato dalle ragazze e i ragazzi
– il sangue dei morti ha lo stesso colore


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