Delitto in discoteca a Palermo, De Lucia: «Cosa nostra coinvolta»
Palermo: Città sull’orlo del caos
Da Beirut a Babilonia passando per il Bronx è un attimo. Anche se sono passati quarant’anni. Perché mai come negli ultimi mesi, la città appare così caotica e abbrutita e i cittadini avviliti, sconfortati e, soprattutto, spaventati da questa escalation di violenza che non conosce limiti di età.
Una città nel terrore
Tra furti con spaccata, rapine, risse, sparatorie e uccisioni, Palermo non è più felicissima ma è una città dove la paura s’è fatta già tragedia. Rosolino Celesia, ventidue anni, dal Cep è stato ucciso due giorni fa in via Giovanni Raffaele, alle spalle della centrale via Pasquale Calvi. Era uscito di casa per andare a ballare nella discoteca Notr3: due colpi di arma da fuoco, al collo e al torace, non gli hanno dato scampo ed è spirato al Civico poche ore dopo. La città infernale degli anni ‘80 che negli anni del tritolo e delle stragi di mafia era paragonata a Beirut, con carcasse di auto in mezzo alla strada e corpi così devastati da essere irriconoscibili, oggi per molti appare come il Bronx, forse il distretto più malavitoso della città di New York.
Il Parere del Procuratore
Il procuratore della Repubblica, Maurizio de Lucia, intervistato per Tgs da Marina Turco, è molto chiaro: l’aumento dei reati predatori, a cui assistiamo in questi ultimi tempi è opera di giovani che cercano soldi facili. E che li vogliono subito. Giovani allo sbando. Giovani poveri che vogliono diventare subito giovani ricchi. E che, per questo, sono pronti a tutto.
La minaccia della criminalità
«Alla base di questo ritorno di criminalità – continua Maurizio de Lucia – c’è la ricerca di soldi da parte dei giovani che li vogliono fare in fretta e che non hanno alternative rispetto alle scelte criminali per potersi arricchire. Cosa nostra, invece, subisce queste azioni come un’insidia perché vorrebbe che di crimini si parlasse poco per continuare a fare i propri affari».
La situazione attuale
Non siamo, comunque, allo sbandamento delle famiglie mafiose perché semmai «si ristrutturano sulle basi delle vecchie regole mafiose» ma certamente quella che diminuisce, potremmo dire, che è la qualità. Ma a fine anno è obbligo tracciare un bilancio. Che non può che essere positivo soprattutto dopo la cattura del super latitante Matteo Messina Denaro.
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