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Indagine su distanza Termovalorizzatore Catania.

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Vito Patanella, segretario coordinatore dell’organismo regionale, che aveva risposto così – a settembre – alle domande di LiveSicilia. Annunciando che la Cts avrebbe plausibilmente dato il suo parere, favorevole o contrario, entro il mese di ottobre. Cosa che non è avvenuta. Anzi: ha lasciato spazio a una nuova richiesta documentale, quella sulla distanza dal centro abitato, inviata al Dru, il Dipartimento regionale dell’Urbanistica. Perché al di là di quanto scritto nel progetto, devono essere gli uffici regionali a dare “i giusti risultati“.

La richiesta è contenuta in una lettera datata 18 settembre 2023. Pochi giorni prima, dalle pagine di questa testata, era emerso che la società SI Energy, che nel 2020 ha proposto la costruzione del termovalorizzatore, aveva cominciato a perdere la pazienza. A luglio 2023, infatti, l’impresa aveva inviato una lettera di sollecito alla Regione, sottolineando che l’ultima seduta di conferenza dei servizi si era svolta a luglio 2022. E che da allora, quindi da un anno, non c’erano state risposte. Una versione confermata a LiveSicilia dall’amministratore unico Giovanni Fortini, prima di inviare un secondo sollecito agli uffici palermitani.

2022, quello della Città metropolitana di Catania. I tecnici della ex provincia avevano parlato di “ricadute ambientali cumulate“.

Un impianto di incenerimento, insomma, si troverebbe in un contesto industriale già denso di altre attività, dicevano i tecnici. In base ai loro calcoli, avevano stimato che la concentrazione di inquinanti, tra cui le diossine, fosse “ampiamente fuori soglia”. Fatto che “potrebbe riflettersi su tutto il sistema biotico dei vegetali e della fauna presente, entrando a fare parte della catena alimentare“, si leggeva nel parere.

A metà 2022, erano arrivate anche le osservazioni delle associazioni Zero Waste e Rifiuti Zero. “Il rischio, altissimo e concreto, è che si inneschi un pericoloso processo inverso rispetto alla gerarchia dei rifiuti – affermavano gli ambientalisti – Ovvero che per garantire la continuità di funzionamento e la sostenibilità economica di un impianto di incenerimento sovradimensionato, si abdichi alla applicazione severa e rigorosa dei criteri graduati di economia circolare“.

Tradotto: non è che per alimentare un termovalorizzatore troppo grande si finisce a buttarci dentro anche immondizia che potrebbe essere differenziata, recuperata e avviata al riciclo? A rispondere anche a queste domande dovranno essere prima la Commissione tecnico specialistica e poi la politica regionale.

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