Morte presunta del contrabbandiere Paolo per lupara bianca, Palermo.
Il mistero dell’omicidio di Paolo Garofalo: una storia di mafia e contrabbando
Un caso irrisolto
33 anni dopo la scomparsa di Francesco Paolo Garofalo, noto contrabbandiere di sigarette e presunto trafficante di droga, il caso sembra essere giunto a una definitiva conclusione con la dichiarazione di morte presunta da parte del Tribunale di Palermo. Tuttavia, nessun colpevole è stato identificato e il mistero su ciò che è successo a Paolo rimane irrisolto.
Un procedimento lungo e complicato
La figlia di Garofalo, Angela Rita, assistita dall’avvocato Giuseppe Di Stefano, ha avviato il procedimento che si è ora concluso con la notifica del ricorso alla moglie e agli altri figli dello scomparso. Il figlio Giovanni Garofalo, pentito della mafia, aveva ottenuto la riapertura del caso qualche anno fa ma senza risultati. La vicenda è stata ricostruita grazie al contributo di vari collaboranti, ma nessuna versione ha portato a una conclusione definitiva.
Accuse e sospetti
Secondo alcune testimonianze, Garofalo sarebbe stato assassinato a causa di una presunta rivalità con i boss della mafia locale, legata al suo commercio di sigarette di contrabbando. In particolare, un boss di nome Paolo Alfano avrebbe avuto un ruolo chiave nella sua presunta esecuzione, ma queste accuse non sono mai state provate in tribunale. Il processo si è concluso con un’assoluzione, sottolineando ancora una volta la mancanza di prove concrete.
Un caso senza risposte
L’omicidio di Paolo Garofalo rimane quindi un caso senza risposte definitive, con sospetti e accuse che non sono mai state suffragate da prove tangibili. La dichiarazione di morte presunta chiude ufficialmente il procedimento, ma per molti questo resta un caso irrisolto della criminalità siciliana che continua a suscitare domande e perplessità.
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