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Palazzi coi buchi in Sicilia: storia e utilizzo.

Il contenuto descrive un tipo di costruzione chiamata “buche pontaie” o “fori da ponte” presenti in diverse città italiane. Queste cavità quadrate servivano a sostenere le impalcature dei ponteggi durante la costruzione di edifici alti. Le buche pontaie erano diffuse in molte città del Sud Italia, come Siracusa, Calabria, Sicilia e Sardegna, ma si trovavano anche in Toscana ed Emilia Romagna. Venivano realizzate sostituendo parte delle travi in legno con pietre murate nella costruzione. Le buche pontaie erano riconoscibili nelle costruzioni in pietra e venivano utilizzate per incastrare i pali delle impalcature. Con l’arrivo del cemento armato, questo metodo costruttivo è diventato obsoleto e ha quasi completamente scomparso nel Rinascimento. Tuttavia, nel XIX secolo, durante l’edilizia neomedievale, le buche pontaie sono state utilizzate nuovamente per un breve periodo. Oggi, le buche pontaie rappresentano non solo un affascinante elemento architettonico, ma anche importanti luoghi di nidificazione per piccioni, rondini e rondoni, che sono utili come antiparassitari naturali. Ci sono opinioni contrastanti sulla chiusura o sul mantenimento delle buche pontaie durante i restauri dei palazzi nei centri storici. Alcuni sostengono la chiusura totale, mentre altri propongono la chiusura parziale per consentire alle specie di nidificare. Nonostante le opinioni contrastanti, la presenza delle buche pontaie contribuisce alla conservazione della biodiversità.

In Sicilia ci sono antichi “palazzi coi buchi”: perché ce li hanno (e a che cosa servono)

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