Secondo il banchiere di Cosa Nostra Michele Sindona, la mafia avrebbe aiutato gli Alleati nello sbarco del 1943 in Sicilia. Sindona afferma che
il capo dei servizi segreti americani in quel periodo, Max Corvo, era un suo amico e gli fornì tutti gli elementi per l’organizzazione siciliana. Tuttavia, la storia non è chiara e c’è ancora dibattito sugli effettivi contributi della mafia all’operazione. Dopo l’armistizio, gli Alleati consegnarono il potere amministrativo alle città siciliane ai boss mafiosi. La mafia era coinvolta in una relazione scellerata con la politica e la massoneria, infiltrando i poteri amministrativi e aprendo la strada per la sua influenza sulla storia siciliana. L’agente Corvo entrò in contatto con personalità influenti della massoneria e della mafia italo-americana. Molti comuni siciliani furono amministrati da personaggi mafiosi dopo la liberazione. Alcuni documenti desecretati dell’archivio Nara mostrano che gli Alleati speravano che la mafia potesse aiutarli a raggiungere i loro obiettivi politici in Sicilia. Dopo la guerra, si aprì una partita a scacchi per determinare se l’isola sarebbe diventata uno Stato federato o una regione autonoma. I documenti dei servizi americani mostrano pressioni per favorire l’autonomia per la Sicilia. L’autonomia fu concessa nel 1946, prima che fosse approvata la Costituzione italiana. Gli stessi uomini e le stesse reti che favorirono l’autonomia successivamente crearono il fronte Gladio. Questi eventi si collegano alle stragi di mafia degli anni ’90 e alla loro connessione con la mafia e gli affari statuali.
“Il Circolo mafioso”, ecco la struttura di intelligence creata dagli Usa per lo sbarco del 1943 in Sicilia – Ultime notizie dalla Sicilia
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Palermo GN
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