Condannati due medici e due infermieri per colpa, negligenza e imprudenza
Due medici, una in servizio alla guardia medica, e una all’epoca dei fatti al pronto soccorso dell’ospedale di Alcamo sono stati condannati a due anni di reclusione, pena sospesa, per colpa, negligenza e imprudenza. Stessa pena per le stesse accuse a due infermieri del pronto soccorso oggi in pensione. Il pm nel processo svoltosi al tribunale di Trapani, aveva chiesto tre anni e mezzo. Gli imputati dovranno pagare anche le spese processuali mentre in sede civile sarà stabilito il risarcimento per i familiari: marito, figlia e una sorella costituitasi parte civile. Parte civili anche l’associazione Defensio e l’Osservatorio dei diritti violati.
La vicenda e la tragedia
La vicenda risale al 25 gennaio del 2017. Dall’arrivo al pronto soccorso di Alcamo al trasferimento alla guardia medica e poi di nuovo al pronto soccorso. La prima diagnosi cefalea poi la convinzione che si tratti anche di uno stato depressivo. La richiesta di una visita specialistica con lo psichiatra del San Vito e Santo Spirito e la scoperta che è qualcosa di molto più grave. Il trasferimento in ambulanza all’ospedale Villa Sofia di Palermo. Nel frattempo però erano trascorsi quasi tredici ore da quando una donna alcamese, sposata con una figlia, nelle prime ore del mattino del 25 gennaio 2017 era stata accompagnata dal marito all’ospedale. Quelle 13 ore trascorse dalla diagnosi esatta forse sarebbero state decisive per la sorte di Francesca Milazzo.
Responsabilità degli operatori sanitari
Per tale vicenda quattro operatori sanitari, due medici e due infermieri all’epoca dei fatti, in servizio presso la guardia medica e pronto soccorso dell’ospedale di Alcamo, finirono sotto processo. Indagati i medici Liberia Maltese e Paola Ferrara. E gli infermieri Filippo Amorello e Giuseppina Maria Santoro entrambi oggi in pensione. Il marito della giovane signora Savio Daniele Calandrino si costituì parte civile affidando la difesa agli avvocati Baldassare Lauria e Laura Ancona. Alla donna viene diagnosticata una cefalea mentre invece sarebbe stata affetta da idrocefalo acuto.
Conclusioni e riflessioni
La sentenza emessa nei confronto degli operatori sanitari coinvolti in questa drammatica vicenda solleva importanti questioni sulla responsabilità e l’importanza di una diagnosi accurata e tempestiva. La giustizia ha riconosciuto la colpa, la negligenza e l’imprudenza nel trattamento della paziente, ma resta la consapevolezza che situazioni come queste richiamano l’attenzione sull’importanza della formazione continua e della massima dedizione nel trattamento dei pazienti. La tragedia vissuta dalla famiglia di Francesca Milazzo deve essere un monito per tutti gli operatori sanitari affinché situazioni simili non si ripetano in futuro.
Nella foto l’ingresso del pronto soccorso dell’ospedale Santo Spirito di Alcamo
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