Morte nel Cpr: le condizioni disumane nei centri di permanenza per il rimpatrio
Il suicidio del giovane guineano Ousmane Sylla al Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Ponte Galeria, a Roma, ha scosso l’opinione pubblica e sollevato importanti questioni sul trattamento e le condizioni all’interno di questi centri.
Il messaggio inciso sul muro da Ousmane Sylla prima di togliersi la vita è toccante e svela la disperazione e il dolore che ha vissuto durante la sua permanenza nel Cpr. Non solo lui, ma anche altri detenuti hanno protestato e lanciato oggetti, denunciando le condizioni disastrose in cui vivono. La testimonianza di uno di loro, riportata in un video verificato da Altreconomia, evidenzia maltrattamenti, mancanza di cibo e igiene inadeguata.
Il decreto varato dal Governo Meloni nell’ottobre 2023 ha allungato il periodo massimo di trattenimento nel Cpr da tre a 18 mesi, suscitando preoccupazione e indignazione da parte di diverse figure istituzionali. Il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Roma, Valentina Calderone, commenta che l’allungamento della permanenza aumenta solo la sofferenza delle persone e non ha senso, soprattutto considerando che mancano gli accordi con i Paesi d’origine per i rimpatri.
Le proteste dei reclusi nel Cpr di Ponte Galeria non sono un caso isolato. Anche a Caltanissetta si sono verificati episodi di violenze e proteste a seguito delle disumane condizioni di vita all’interno del centro. La cooperativa sociale Albatros 1973, che gestisce la struttura, si è aggiudicata la gestione del Cpr nonostante irregolarità nelle offerte di altre cooperative.
Questi episodi sottolineano la necessità di un’indagine approfondita sulle condizioni all’interno dei Cpr e sollevano importanti interrogativi sul sistema di detenzione amministrativa. La morte di Ousmane Sylla e le rivolte nei centri evidenziano la mancanza di rispetto per i diritti umani e la dignità delle persone recluse.
È necessario che il governo prenda posizione su questi avvenimenti e che vengano adottate misure per garantire il rispetto dei diritti e delle condizioni di vita all’interno dei Cpr. La chiusura di questi centri e l’adozione di politiche di accoglienza e integrazione più umane e rispettose delle persone migranti appare come una soluzione imprescindibile.
– Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Ponte Galeria
– Suicide note di Ousmane Sylla
– Condizioni disumane nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio
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