Uno dei desaparecidos italiani era Vincenzo Fiore, un operaio siciliano che si era trasferito in Argentina con la sua famiglia in cerca di una vita migliore. Fiore si era unito al movimento sindacale e al partito socialista dei lavoratori, diventando attivista politico.
Il 23 settembre 1977, Fiore è stato prelevato dalle forze armate e dalla polizia argentina dalla sua casa a Quilmes e non è mai stato più visto. Il suo destino è ancora sconosciuto, ma si pensa che sia stato ucciso come molti altri desaparecidos. I prigionieri venivano spesso drogati, caricati su aerei e gettati in mare vivi, in un processo noto come “vuelo de la muerte” (il volo della morte).
La storia dei desaparecidos siciliani è stata portata alla luce grazie alle ricerche del professor Alberto Todaro, un agrigentino che ha studiato l’emigrazione e ha trascorso un mese in Argentina per parlare con i parenti delle vittime. Todaro ha avviato una campagna di sensibilizzazione contattando i sindaci dei comuni siciliani di provenienza dei desaparecidos, chiedendo loro di commemorare queste vittime.
Solo il sindaco di San Mauro Castelverde ha risposto all’appello di Todaro, organizzando una manifestazione per l’apposizione di una targa in marmo sulla casa in cui Vincenzo Fiore è nato. Questo gesto simbolico ha permesso a Fiore di tornare idealmente a casa.
Si spera che questa commemorazione possa ripetersi in altri comuni siciliani per onorare la memoria degli altri cinque desaparecidos e per assicurarsi che una pagina così crudele della storia non si ripeta mai più.
Sua mamma ha 90 anni e ancora lo aspetta: così Vincenzo Fiore è “ritornato” a casa
Palermo GN
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