Scontro fra Lagalla e i sindacati: emergenza rifiuti a Palermo
Lo scontro fra Lagalla e i sindacati fa ballare Palermo sul baratro dell’emergenza rifiuti. La Fit Cisl, che su 1400 dipendenti conta mille iscritti, ha revocato con effetto immediato gli accordi che permettevano all’azienda di utilizzare gli operatori oltre il turno normale di lavoro. La Cgil già non aderiva e alla iniziativa si associano Uil e Fiadel. L’intesa che allungava i turni attraverso gli straordinari era l’unico modo, in mancanza di personale in numero adeguato, per coprire gli itinerari di raccolta. Se da oggi questa forma di protesta verrà mantenuta, concretamente si realizzerà un incubo. Rifiuti non raccolti a marcire per strada, cassonetti non svuotati, cestini debordanti, strade e marciapiedi sudici.
Momento delicato e bordate del sindaco
Il momento è delicato perché arriva all’indomani delle bordate lanciate dal sindaco all’indirizzo dell’azienda di piazzetta Cairoli. Ha messo il dito sulla piaga dei dipendenti a mezzo servizio: «Ce ne sono circa 400 che hanno limitazioni funzionali legate a certificazioni sanitarie. Per loro sarebbe consigliabile un viaggio a Lourdes». È chiaro che il primo cittadino ci crede poco a quelle percentuali di malati cronici. Rispetto alla necessità di una dotazione finanziaria per aumentare gli organici è stati chiaro: «Se l’azienda smettesse di fare contratti di secondo livello (leggasi accordi per straordinari e incentivi aziendali, ndr) potrebbe assumere almeno 400 persone». Infine è arrivato l’ultimatum: «O l’azienda raggiunge l’efficienza entro l’estate, oppure saremo costretti a valutare forme di partenariato con le imprese private».
Reazioni e contro ultimatum
Le quattro sigle presenti in azienda, punte sull’orgoglio, hanno diramato una nota che utilizza il registro del sarcasmo. Per cui hanno scritto ieri, 4 gennaio, che «nell’ottica di agevolare la concretizzazione le assunzioni, comunichiamo la revoca della firma dall’accordo sindacale del “doppio itinerario” a partire già da domani». Poi arriva il contro ultimatum: «In assenza di atti concreti su personale e sugli impegni economici assunti e non ancora messi in pratica, queste organizzazioni sindacali proseguiranno con ulteriori iniziative a tutela dei lavoratori fino ad arrivare alla proclamazione dello sciopero». Fit Cisl va ancora più dura per bocca del suo segretario regionale, Dionisio Giordano: «Alle comunicazioni mediatiche totalmente infondate rispondiamo con la revoca immediata dell’accordo sul doppio turno di raccolta». Poi chiama in causa Giuseppe Todaro, il presidente di Rap: «Dica chiaramente che non è arrivato un centesimo e gli uffici comunali prima creano i problemi e poi scrivono alla Corte dei Conti». Secondo Giordano «siamo alla farsa, da un lato l’amministrazione assume impegni economici verso la società, che poi non concretizza, dall’altra impedisce, con le note dei suoi uffici, le assunzioni e poi chiede servizi in efficienza». Pure lui evoca lo sciopero. «La Rap ha 171 mezzi nuovi in autoparco fermi per mancanza di autisti. Il Comune sdogani le assunzioni subito o fermeremo le attività».
La posizione del sindaco e richieste di pagamento
Il sindaco tace. Ambienti a lui vicini, però, riferiscono che i ponti con l’altra sponda non sono crollati e i canali di comunicazione con i sindacati sono ancora accesi. Come a dire che ci sono margini per allentare il braccio di ferro.
Intanto, il presidente Giuseppe Todaro ha scritto al ragioniere generale chiedendo di accelerare il pagamento dei 21 milioni che derivano dalla transazione con la curatela Amia sulle vecchie vasche di Bellolampo. Ma Paolo Bohuslav Basile, ascoltato in terza commissione, ha detto «di non avere documenti di pagamento in sospeso». Circostanza che conferma le voci secondo cui l’ufficio ambiente sta effettuando un supplemento di istruttoria.
Reazioni della politica
Mariangela Di Gangi, consigliera d’opposizione, ritiene che «sui rifiuti è in atto un gioco sporco sulla pelle della città. Da un lato la regione “dimentica” di formalizzare l’impegno di spesa per il milione di euro per i danni di Bellolampo e dall’altro al Comune si cincischia sui 21 milioni, fondamentali per la sopravvivenza dell’azienda. Le rassicuranti parole di Lagalla sono quindi vuote».
Mentre Massimo Giaconia attacca: «Da tempo chiediamo al sindaco di rendere noto quale sia la visione di rilancio e di sviluppo delle società partecipate. Questa risposta non è mai arrivata con chiarezza perché questo governo di centrodestra, come in più occasioni abbiamo denunciato, non ce l’ha una visione di rilancio e di sviluppo che contempli la continuità della gestione pubblica dei servizi pubblici locali». E nel frattempo Giuseppe Lombardo, parlamentare di Sud chiama Nord ha presentato la rihiesta di audizione in IV commissione all’Ars anche del sindaco Lagalla.
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