Sciopero in Sicilia: lavoratori in protesta contro la manovra economica del governo
Seconda delle cinque giornate di scioperi proclamate da Uil e Cgil. A incrociare le braccia per 8 ore sono oggi, lunedì 20 novembre, i lavoratori della Sicilia, tranne coloro che hanno già scioperato il 17 novembre. A Siracusa la manifestazione con corteo e conclusione affidata al segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, e al segretario generale della Uil nazionale, Pierpaolo Bombardieri.
Salari bassi e precarietà: le richieste dei sindacati
Salari bassi, sicurezza nel lavoro precaria e perdita del potere di acquisto sono i temi indicati a Siracusa dal segretario nazionale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, nel corso dello sciopero organizzato da Cgil e Uil contro la manovra economica del governo nazionale: «C’è un tema – ha detto – che riguarda i salari, i lavoratori dipendenti, i pensionati. C’è una perdita del potere di acquisto di oltre il 15%: chiediamo che il governo si preoccupi intanto di far recuperare il potere di acquisto alle tante persone che non arrivano alla fine del mese. Poi c’è un tema che riguarda il lavoro e la sicurezza: si continua a morire».
La situazione in Sicilia e le critiche ai governi
«La Sicilia – ha detto invece il segretario regionale della Cgil Alfio Mannino – non reggerà il peso di una manovra che colpisce tutti, dai giovani agli anziani, alle donne, a tutti i lavoratori. Non reggerà all’assenza di prospettive future a causa della mancanza di politiche di sviluppo e di misure antimeridionaliste come l’autonomia differenziata. Diventeremo più poveri e la nostra terra più deserta. Già ogni anni almeno 20 mila giovani vanno via in cerca di un futuro migliore e la situazione non potrà che peggiorare. Per questo lo sciopero oggi oltre che un diritto è un obbligo e il segnale che viene da Siracusa è che il mondo del lavoro vuole essere protagonista del cambiamento. Questa mobilitazione dunque continuerà finchè non cambieranno le politiche scellerate del governo».
Le criticità evidenziate dai sindacati
«C’è un tema che – ha sottolineato ancora Bombardieri – che riguarda il fisco, le tasse le pagano sempre gli stessi. E c’è un tema che riguarda le pensioni, il grande bluff di questa manovra. Ci attaccano dicendo che non c’è diritto allo sciopero e che è uno sciopero politico. La verità è che si fa cassa sulle pensioni dei prossimi anni e si peggiorano le condizioni di chi poteva andare in pensione». Per il leader nazionale della Uil, inoltre, «c’è un tema che riguarda le politiche del Mezzogiorno che sono state dimenticate. Come si rilancia l’occupazione in Sicilia e nel Mezzogiorno tenuto conto che oggi c’è una parità tra i pensionati e lavoratori. Come si riesce ad arginare il fenomeno dei ragazzi che si preparano per andare via a lavorare da un’altra parte. Alle motivazioni nazionali oggi ci sono motivazioni forti che riguardano il Mezzogiorno: la necessità di garantire a questa terra e a questi cittadini pari dignità rispetto a tutti gli altri».
Reazioni dei sindacati alla situazione politica
«Siamo stretti – ha detto dal canto suo Mannino – nella tenaglia di due governi, quello nazionale e quello regionale, che dopo avere blandito i siciliani con false promesse fanno oggi gioco di sponda per affossare ulteriormente la Sicilia. Il governo Meloni ritiene con evidenza che il Mezzogiorno e la Sicilia siano un peso da sganciare al proprio destino. Il governo Schifani, che dovrebbe essere il primo soggetto a guidare la protesta, parla il politichese e non la lingua degli interessi dei siciliani».
«Per questo – ha aggiunto il leader regionale della Cgil – i siciliani sono chiamati a reagire, nessuno può più girarsi dall’altra parte, sapendo che non sarà una battaglia di breve durata e che è arrivato il momento di alzare la testa e di prendere nelle mani il proprio destino. Per nuove politiche per lo sviluppo e l’occupazione, contro le disuguaglianze sociali e territoriali, nell’interesse delle lavoratrici, del lavoratori, dei pensionati, delle giovani generazioni».
– Scioperi proclamate
– Salari bassi
– Perdita del potere di acquisto
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