Palermo, dopo l'accoltellamento al Finch la sete di vendetta

L’accoltellamento del ventunenne M.S. all’interno del Finch avrebbe potuto avere un seguito: durante il trasferimento da Villa Sofia al Policlinico, il giovane raggiunto dai nove fendenti tirati da Riccardo Maccarrone, aveva urlato all’amico che lo aveva accompagnato al nosocomio: «Compà, preparati che devono morire tutti».
Un fuoco estinto sul nascere dai papà dei due giovani, tra cui scorre un legame di parentela, e tutto registrato dalle intercettazioni dei carabinieri, che hanno ascoltato le conversazioni che il padre della vittima ha avuto prima con la moglie all’interno della stessa caserma dei carabinieri, e poi con il figlio nella stanza dell’ospedale di via del Vespro. L’uomo riferiva alla donna delle telefonate con il genitore dell’indagato, detenuto agli arresti domiciliari: quest’ultimo cercava di chiudere lì la faccenda e spronava il papà di M.S. a non cercare vendette.

Un servizio completo di Davide Ferrara sull’edizione di Palermo del Giornale di Sicilia in edicola oggi

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