Palermo, «città esotica e di frontiera» è lo scenario complesso e duale di un film dagli incalzanti ritmi americani, ma dalle atmosfere fortemente mediterranee. «Fino alla fine» di Gabriele Muccino, presentato nel capoluogo siciliano, al cinema Rouge e Noir, racconta la storia di Sophie, una giovane americana di vent’anni che ha vissuto tutta la vita sottovuoto e in solitudine, ma che si ribella anche a se stessa – attraversando la sua «notte», che è anche la notte dei suoi nuovi amici e di questa città – e cambia totalmente traiettoria. Completamente fagocitata e inghiottita nell’oscurità. «Ho amato follemente Palermo – dice Muccino – volevo una città che avesse un senso esotico, ma anche di frontiera. Non la conoscevo bene, è stata una scelta intuitiva che si è confermata perfetta». A puntellare la narrazione luoghi iconici come Piazza Pretoria, la Vucciria, le strette vie della città antica, piazza Marina, fino a Mondello.
Sophie, durante una vacanza a Palermo con la sorella, nelle ultime 24 ore prima del ritorno in California, incontra Giulio e il suo gruppo di amici siciliani. Queste 24 ore cambieranno per sempre la sua esistenza. Palermo è la sua «esplosione nelle strade di gente tutto l’anno», aggiunge Muccino. Una città «che è molto per strada, che mi ricorda una Roma che non c’è più, degli anni Ottanta», esaltata nelle riprese anche dal basolato, sottolinea il regista, «che restituisce luce, tanta luce». E nello scorrere del giorno e della notte, «vengono fuori le le due anime di Palermo, con le sue architetture stratificate: labirintica e misterica di notte, accogliente e calda di giorno».
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