Giovanni Barreca manipolato e imbambolato tanto da credere di essere stato addirittura drogato. Succube anche la figlia, unica sopravvissuta, plagiata dai due «fratelli di Dio», Massimo Carandente e Sabrina Fina, che l’avrebbero abbracciata e tenuta vicino a loro mentre seviziavano e uccidevano la mamma, Antonella Salamone, e i fratelli Kevin e Emanuel di 16 e 5 anni. La perizia di 200 pagine, stilata dai professionisti nominati dal Gip di Termini Imerese che ha riconosciuto l’ex muratore incapace di intendere e di volere, conterrebbe altri dettagli choc sul massacro di Altavilla Milicia alleggerendo la posizione del padre e della ragazza ormai diciottenne. Dal contenuto della relazione emergerebbe che la coppia avrebbe approfittato del fanatismo religioso, che scandiva il ritmo di ogni azione quotidiana della famiglia impartendo ordini e dirigendo il rito che doveva servire per liberare tutti dalle presenze demoniache. Per Barreca, quindi, la sacerdotessa del male sarebbe stata Sabrina. Ad Antonella avrebbe fatto bere il detersivo, poi l’avrebbe picchiata fino a ucciderla, quindi avrebbe convinto gli altri a bruciare il corpo perché il funerale giusto, per chi era stato dominato dal diavolo, doveva passare dal fuoco. Ad occuparsi di Emanuel, quando aveva cominciato a piangere, sarebbe stato Massimo: per tre giorni il piccolo era stato torturato, anche con un phon che gli era stato cacciato in gola per liberarlo dal diavolo. Le ustioni, provocata dall’aria bollente, sarebbero state riscontrate durante l’autopsia. E quando, alla fine di atroci sofferenze, era spirato, sarebbe stata ancora Sabrina a ordinare di coprirlo con un lenzuolo bianco perché, da lì a poco, sarebbe risorto. E sempre Massimo, istigato dalla compagna che l’avrebbe aiutato a immobilizzarlo, avrebbe poi bloccato Kevin che aveva lottato come un leone per sottrarsi alla furia. Un tentativo che, però, non era riuscito: l’adolescente era stato incaprettato con una catena e infine aveva smesso di respirare.
La strage di Altavilla Milicia
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