L’imprenditore veniva controllato, anche a livello bancario, mentre i suoi taglieggiatori avevano reso di dominio pubblico, omettendo l’imposizione e le minacce, la società che l’uomo avrebbe creato per gestire l’attività commerciale con Filippo Cimilluca, quarantottenne di Ciminna, finito in manette per estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di un imprenditore insieme a Vito Pampinella, 64 anni di Caccammo, e il vecchio boss della Pizza Connection Salvatore Sal Catalano, oggi ottantatreenne. In questo modo, si sarebbe indebolita la resistenza dell’imprenditore e la sua eventuale credibilità in sede di denuncia, accolta prima da Addiopizzo e poi dai carabinieri della compagnia di Bagheria.
«In questa cosa ci devono entrare anche loro… tu sai con chi cammino io»: poche parole ma efficaci, che facevano riferimento implicito al padrino tornato dall’America e avevano messo spalle al muro l’uomo, che una prima volta era riuscito a schivare l’approccio di Cimilluca, usato come testa d’ariete. L’imprenditore, pur arresosi alla paura, «sapevo chi era Sal Catalano» ha spiegato alle forze dell’ordine, era riuscito a mantenere dei paletti e i lavori per ampliare il locale, pagati da Cimilluca e fatti passare come «investimento», erano stati affidati ad un amico che l’imprenditore aveva già contattato.
Palermo
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