Le recenti affermazioni del famoso pasticcere lombardo Iginio Massari sulla cassata siciliana, definita un dolce poco esportabile per il suo sapore troppo dolce, hanno subito avuto risposta dal pasticcere palermitano Giovanni Cappello.
Dalla fiera Expocook di Palermo, nel corso di un cooking show nello spazio dell’azienda Rattenuti, il pastry chef Giovanni Cappello, figlio del maestro Salvatore Cappello della rinomata pasticceria palermitana a conduzione familiare, ha lanciato un accorato appello per unire le forze per ottenere il riconoscimento di Specialità Tipica Garantita (STG) per la cassata, un dolce storico che rappresenta la tradizione e la cultura siciliana. «L’STG – ha detto Giovanni Cappello – rappresenterebbe una tutela fondamentale per la qualità e l’autenticità della cassata, proteggerebbe la ricetta originale e i metodi di produzione tradizionali, valorizzando un prodotto di eccellenza che può trainare l’economia siciliana».
Le radici storiche della cassata affondano nel IX-XI secolo, periodo di dominazione araba in Sicilia. L’incontro tra la ricotta siciliana e gli ingredienti introdotti dagli arabi, come canna da zucchero, agrumi e mandorle, diede vita a questo dolce regale. Nel corso dei secoli la cassata si è evoluta, arricchendosi di nuovi sapori e forme. La pasta frolla iniziale venne sostituita dalla pasta reale di Martorana, mentre l’arte cioccolatiera e il pan di Spagna di origine spagnola completarono il suo profilo barocco.
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