La Corte d’Appello ha condannato Massimo Mulè a 11 anni e 4 mesi di reclusione per la sua adesione alla mafia. La sentenza ha ribaltato il verdetto di assoluzione del processo “Cupola”, nato dal blitz che nel 2018 ha smantellato la commissione provinciale di Cosa Nostra. Gli elementi che hanno portato al cambio di giudizio includono le testimonianze dei pentiti, secondo cui Mulè avrebbe assunto un ruolo di comando all’interno dell’organizzazione criminale di Ballarò. Le registrazioni dei colloqui in carcere hanno rivelato che Massimo Mulè era considerato
il capo dopo la sua uscita dal carcere da altri membri della mafia. Anche altri pentiti hanno confermato che Mulè era un individuo carismatico e rispettato all’interno dell’organizzazione. Inoltre, è emerso che Mulè potrebbe aver commissionato un attacco intimidatorio a un commerciante locale.
Palermo, mafia: perché è stato condannato il “puparo” di Porta Nuova
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