La rivoluzione agricola in Sicilia
In principio furono le banane, poi vennero mango, avocado e papaya, con poche e riuscitissime colture, sparse a macchia di leopardo lungo la Trinacria e capaci di ritagliarsi fette di mercato nel resto d’Italia, persino all’estero. Ma con il tempo, anzi, a causa del tempo, soprattutto negli ultimi due anni, trasversalmente alla tropicalizzazione del clima siculo, fra lunghe ondate di calore e precipitazioni brevi ma intense, le coltivazioni una volta considerate “marziane” hanno ormai preso, di diritto, il patentino Made in Sicily, mentre altri “alieni” piombavano sull’Isola, fino all’ultima arrivata: la canna da zucchero, che ha portato con sé anche la prima distilleria di Rum nella regione, di fatto, la prima nel Belpaese.
Il ritorno della canna da zucchero
Luogo d’elezione, Modica, nel Ragusano, sotto il nome di “Alma” e l’input di tre imprenditori, Annalisa Spadaro, Hugo Gallardo e Alejandro Lopez, che, dopo accurato lavoro di ricerca nel settore dei distillati Spirits, hanno voluto «valorizzare il territorio attraverso la riscoperta di materie prime che sono state abbandonate per secoli». Già, perché in realtà la canna da zucchero non è new entry, ma un ritorno di fiamma: fu introdotta dagli arabi sul suolo siciliano nel VII secolo d.C., diventando ben presto fulcro di un’industria fiorente, fino alla progressiva sparizione. Ebbene, oggi, spiegano i tre produttori, il clima subtropicale della Sicilia, con estati calde e inverni miti, ha permesso alla pianta di prosperare per un lungo periodo dell’anno, da marzo a novembre, quando la temperatura scende e avviene la concentrazione dello zucchero.
Valorizzazione del territorio
Un servizio completo di Andrea D’Orazio sul Giornale di Sicilia in edicola oggi
– banane
– mango
– avocado
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