Era sfuggito al blitz dei giorni scorsi negli States
E’ ufficialmente un latitante Giovan Battista Badalamenti, il boss 69enne ritenuto capo storico della famiglia mafiosa di Torretta, nel Palermitano. Il Gip di Palermo lo ha definito nella sua ordinanza un “fuggitivo”, come riporta oggi il Giornale di Sicilia. Il legale di Badalamenti, Alessandro Ricci, ha annunciato che presenterà l’istanza al tribunale del Riesame contro il provvedimento. Il suo nome era comparso tra quelli destinatari della misura cautelare nell’operazione che ha portato 17 arresti per i presunti legami tra la mafia di New York e quella di Borgetto. Badalamenti da tempo è residente da tempo negli Stati Uniti. L’uomo è quindi sfuggito al fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia.
Le ricerche Oltreoceano
Gli investigatori lo stanno cercando Oltreoceano. Un colpo di scena, nonostante non più tardi di qualche giorno fa, il suo fermo fosse stato annunciato nel corso di una conferenza stampa assieme a quelli di Francesco Rappa, Giacomo Palazzolo, Salvatore Prestigiacomo di 54 anni e Salvatore Prestigiacomo di 50 anni, Isacco Urso e Maria Caruso. Il blitz della polizia e dell’Fbi è stato mirato a smantellare le famiglie mafiose anche palermitane che operano tra Italia e Stati Uniti. I 7 arrestati a Palermo dalla polizia sono nomi di spicco. Tra tutti emerge quello dello storico boss di Borgetto Francesco “Ciccio” Rappa, 81 anni, in passato già arrestato per mafia. Secondo l’accusa avrebbe assunto la reggenza del mandamento di Borgetto, collegato a quello di Partinico, creando un collegamento con Cosa nostra americana. Avrebbe con la violenza acquisito il controllo di attività economiche.
Le accuse
Figurano poi Giacomo Palazzolo, 76 anni di Balestrate, Giovan Battista Badalamenti, 69 anni di Torretta, due omonimi, Salvatore Prestigiacomo classe ’73 e classe ’79 entrambi palermitani, Isacco Urso, 40 anni di Verbania, e Maria Caruso, 39 anni d Palermo. I reati per cui si procede sono, a vario titolo, associazione mafiosa, estorsione, turbativa d’asta e incendi aggravati dal metodo mafioso. Nell’operazione, coordinata dalla Procura di Palermo, sono impegnati uomini del servizio centrale operativo di Roma e di Palermo, della squadra mobile, oltre ad agenti del Fbi.
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