Gere: «Rifiutata mia testimonianza» a processo Open Arms

La scelta di non essere presente fisicamente

Richard Gere ha rivelato di aver preferito un intervento a distanza nel processo a carico dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini in merito alla vicenda della nave Open Arms. Durante la trasmissione «Il cavallo e la torre» di Marco Damilano su Rai3, l’attore ha dichiarato di aver offerto una testimonianza scritta che però non è stata accettata.

Gere ha spiegato che non è stato un compito facile arrivare a Palermo per testimoniare di persona, ma ha comunque espresso la sua gratitudine per l’invito a partecipare alla trasmissione, affermando quanto sia importante esprimersi su una vicenda così rilevante come la situazione di Open Arms.

Il suo coinvolgimento con l’Open Arms

L’attore ha ricordato di aver sentito parlare dell’approvazione di una legge che considerava reato l’aiuto alle persone in mare, definendola incredibile e crudele per un paese meraviglioso come l’Italia. Per questo motivo, aveva deciso di portare personalmente acqua, alimenti e beni di prima necessità a bordo della nave Open Arms, dopo aver incontrato anni prima le persone che si occupavano dell’organizzazione e aver apprezzato il loro intervento nel Mediterraneo.

La responsabilità globale nel gestire le migrazioni

Gere ha sottolineato l’importanza di coinvolgere l’Unione Europea, l’Onu e di creare risorse e strutture per affrontare le migrazioni, definendo la responsabilità nella gestione dei rifugiati come una sfida mondiale e non solo italiana. Ha inoltre elogiato il lavoro svolto dall’Italia nell’accoglienza dei rifugiati, sottolineando la necessità per i paesi più agiati di assumersi le proprie responsabilità.

Infine, l’attore ha espresso la sua solidarietà verso i rifugiati in fuga dalla follia e dalla tortura, affermando che il mondo deve prendere le proprie responsabilità nei confronti di queste persone vulnerabili.

Nella foto: Richard Gere sulla Open Arms