La droga entrava in carcere con i droni. È uno dei dettagli dell’inchiesta culminata stanotte a Siracusa nell’operazione “Borgata”. I carabinieri hanno eseguito 19 misure cautelari, 15 in carcere a 4 agli arresti domiciliari.
Le indagini sono iniziate nel novembre del 2019 per concludersi nell’aprile del 2021 e in questo arco temporale, i militari del comando provinciale di Siracusa, coordinati dai magistrati della procura di Catania, hanno svelato la scalata del clan Borgata che, oltre a controllare le piazze di spaccio del loro quartiere, Santa Lucia, avrebbe allargato la gestione in altre zone, imponendosi, inoltre, come unico referente per il rifornimento di cocaina dalla Calabria attraverso azioni di fuoco e attentati dinamitardi e incendiari.
Nel corso delle indagini, i carabinieri hanno scoperto che il gruppo, servendosi di droni, pilotati da remoto, avrebbe provato a far entrare droga e telefonini, nascosti in alimenti sottovuoto, nel carcere di Siracusa. Dagli accertamenti sono emersi anche episodi di violenza, tra cui pestaggi ai danni di chi non pagava gli stupefacenti, incendi di auto o attentati a colpi di fucile, come nel caso di un commerciante. Al termine delle perquisizioni sono stati sequestrati circa 6 mila euro in contanti, oltre 7 chili di droga, soprattutto cocaina, circa 5 chili di marijuana e hashish, 9 armi, un drone e 4 cellulari criptati.
Droni per consegnare droga e cellulari in carcere, 19 arresti a Siracusa
Siracusa GN