La Lettera ai Castelbuonesi dopo cinquanta anni.

Cinquant’anni fa, nel 1973, venne pubblicata la “Lettera ai Castelbuonesi” su Le Madonie, firmata da quattro autori. La lettera denunciava le cancellazioni di importanti testimonianze architettoniche nella città di Castelbuono, accennando anche alla speculazione edilizia e della cementificazione selvaggia. La lettera suscitò dibattiti e polemiche per un anno intero. Per molti anni si è continuato a discutere di essa, ma con circospezione, come se fosse una vergogna parlare degli abusi perpetrati contro il patrimonio della città. La lettera era uno sfogo contro l’abuso e la volgarità dei danni causati alla città, che si stava sempre più deteriorando. Castelbuono veniva amministrata in maniera negligente, con strade in disordine e costruzioni sconnesse. La lettera rappresentava una denuncia contro gli abusi commessi contro il paesaggio e l’identità storica di Castelbuono. La città era abbandonata, trascurata e in rovina. La lettera era un grido di dolore per la città che stava sempre più degradandosi. L’autore paragonava Castelbuono a una bella signora caduta in disgrazia. La lettera sottolineava anche la scelta modernista di privilegiare il turismo a discapito degli abitanti, nonostante l’esodo biblico che interessava la città. La lettera invitava alla lotta per preservare il territorio e l’ambiente, perché senza lotta non si ottengono risultati. Cinquant’anni dopo, la forza delle idee esposte nella lettera è ancora valida nonostante le elezioni.

Cinquanta anni e non sentirli: la Lettera ai Castelbuonesi

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Enna GN
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