Segregata in casa e pestata: riesce a scappare
PALERMO – Segregata da due uomini, suoi connazionali, e rinchiusa in casa per mesi. Una trentenne tunisina è stata soccorsa dai carabinieri nella zona di via Lincoln a Palermo dopo alcune chiamate arrivate al 112. Era arrivata la segnalazione di un uomo che, forse all’interno di un’abitazione, stava picchiando una donna che urlava e chiedeva aiuto. I militari del radiomobile sono arrivati dalle parti di via Archirafi dove hanno trovato la giovane donna e richiesto l’intervento di un’ambulanza del 118. La trentenne ha raccontato la sua storia riferendo di essere riuscita a scappare dalle grinfie di due connazionali. Gli investigatori hanno dunque avviato le indagini, sotto il coordinamento della Procura, per ricostruire i contorni della vicenda. Con il supporto di personale specializzato e di psicologi si dovrà vagliare il racconto della donna.
PALERMO: trentenne tunisina vittima di due connazionali
La recente vicenda di una trentenne tunisina segregata in casa e vittima di violenze da due connazionali ha scosso la città di Palermo. I fatti sono avvenuti nella zona di via Lincoln, dove la donna è stata soccorsa dai carabinieri dopo diverse segnalazioni giunte al 112.
L’allarme è stato lanciato da un uomo che ha sentito urla provenire da un’abitazione e ha temuto per la vita della vittima. I militari intervenuti sul posto hanno trovato la giovane donna e chiesto l’intervento di un’ambulanza del 118. La testimonianza della trentenne ha raccontato un periodo di prigionia e violenze subite da parte dei suoi connazionali, da cui è riuscita a fuggire.
Le autorità competenti, sotto il coordinamento della Procura, hanno avviato le indagini per fare luce su questa drammatica vicenda. Si prevede l’utilizzo di personale specializzato e psicologi per valutare attentamente il racconto della donna e ricostruire i dettagli di quanto accaduto.
La comunità locale si è unita nel manifestare solidarietà e sostegno alla vittima, auspicando che giustizia sia fatta e che episodi simili non abbiano più luogo. Si spera che questo caso sensibilizzi l’opinione pubblica e le istituzioni su un problema purtroppo ancora troppo diffuso, quale quello della violenza sulle donne.
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