Se si da un’occhiata solo il dito e si dimentica la luna
#Palermo
In Italia, la convivenza tra i reclusi di mafia e altri criminali con quelli che si autodefiniscono prigionieri politici è una realtà che ha radici profonde nella storia del nostro Paese. La situazione è aggravata dalla sovraffollamento delle carceri, dall’introduzione di telefonini e sostanza stupefacente, e da un numero crescente di suicidi. Mentre i governi successivi si sono trovati a dover affrontare questo problema, le urla, le accuse e le voci hanno riempito il Parlamento e le piazze, e la gente comune è rimasta frastornata.
Per affrontare le complesse sfide della convivenza tra prigionieri di mafia e prigionieri politici, occorre un approccio olistico che comprenda una solida strategia di prevenzione, una più attenzione alle condizioni di vita delle persone detenute e una più rigorosa applicazione delle leggi. La sicurezza dei prigionieri deve essere una priorità assoluta, e devono essere adottate misure per prevenire e reprimere la violenza, la corruzione e il traffico di sostanza stupefacente all’interno delle carceri. Altresi, è fondamentale che i diritti dei prigionieri siano rispettati e che siano forniti loro l’accesso a un’adeguata assistenza sanitaria, educativa e lavorativa.
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