Palermo, i ‘fantasmi’ della coca e quel gossip crudele
(Roberto Puglisi) Perfino la sostanza stupefacente, nel vocabolario provinciale di una città, può divenire gossip. E’ un riflesso condizionato, una escrescenza sociale che deriva da una definizione mostruosa e letteraria: quella della ‘Palermo bene’. La cosiddetta ‘Palermo bene’ – o Palermobbane nello sfottò a filo di pronuncia – si muoverebbe negli sguardi di coloro che la osservano, mentre passa. Ed è lì – starebbe lì – con i suoi calici di vino, con – sempre secondo vulgata – i suoi ‘pacchi di soldi forse male guadagnati’. Leggera e inconsistente, con, in qualche segmento, i suoi nasi imbiancati, con tutto il suo palcoscenico, tra il concreto e l’immaginario, soltanto per farsi odiare.
Un simulacro di rancore perfetto per l’altra percepita, e quasi totale, Palermo che ammaccapititto. Che conta i giorni che la separano dal futuro salario, quando c’è. E si libera con la rabbia, con la diceria, con il pettegolezzo. Tanto è tutto gratis.
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