Mafia ennese e sconti di pena: ipotesi “concordato” NOMI
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LEONFORTE. Potrebbero arrivare in Corte d’ricorso a Caltanissetta clamorosi sconti di pena per alcuni imputati del processo Caput Silente, che vede alla sbarra esponenti e avvicinati della famiglia leonfortese di Cosa Nostra. È l’effetto del cosiddetto “concordato”, a cui lavorerebbero da giorni alcuni difensori e che potrebbe ottenere il risultato di tagliare, concretamente, un 3º delle pene inflitte in 1º grado ad alcuni dei 18 imputati, ridimensionando una decisione che era stata un’autentica stangata per la malavita del posto, salutata con soddisfazione dalle associazioni antiracket. La notizia per ora è ufficiosa e circola sotto forma di indiscrezione, da ambienti vicini ad alcuni difensori. Sta di fatto che domani, in aula, l’udienza in programma potrebbe slittare per ragioni tecniche, ma alla prossima tutto potrebbe concludersi piuttosto rapidamente, proprio con il concordato, una specie di accordo tra accusa e difesa.
In 1º grado, come detto, le condanne erano state pesantissime per quasi tutti gli imputati, ma principalmente per coloro che vengono ritenuti dagli inquirenti i responsabili del tentativo di rimettere in piedi il clan locale di Cosa Nostra, un gruppo criminale spregiudicato che i poliziotti del Commissariato di Leonforte avevano messo fuori gioco in meno di sei mesi, grazie alla precedente indagine Homo Novus, determinando ruoli e addiritura “nomi d’arte” che si erano dati tra di loro i condannati. Del reato di associazione mafiosa adesso rispondono in 5, tutti ritenuti responsabili in 1º grado del reato di essere appartenenti o vicini al clan di Leonforte, sebbene in quel periodo (tra il febbraio del 2017 e l’aprile del 2019) il boss Giovanni Fiorenza detto “sacchinedda”, che in questi giorni si trova a piede libero, era recluso e lontano da Leonforte, tant’è che con questa indagine lui non c’entra nulla.
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