Il progetto di sviluppo del porto di Catania si è recentemente scontrato con alcuni ostacoli, mettendo in discussione il futuro dell’area portuale. L’ex cementeria Italcementi di via Domenico Tempio, che si estende su sei ettari e è di proprietà della famiglia Caruso di Paternò, era stata considerata per un grande progetto di riqualificazione. Tuttavia, sembra che questa ipotesi sia stata esclusa dal nuovo piano regolatore portuale del capoluogo etneo.
Nel progetto originale, l’ex Italcementi doveva essere trasformato in un polo congressuale, con aree verdi accessibili ai cittadini, alberghi e ristoranti collegati tra loro da ponti aerei. Tuttavia, la realizzazione di questo ambizioso progetto richiedeva la collaborazione delle istituzioni pubbliche, come il Comune di Catania e l’Autorità di sistema portuale del mare di Sicilia orientale.
In particolare, le aree industriali di fronte al porto, al di là di via Domenico Tempio, erano considerate adatte per la realizzazione di un “distripark”, ovvero un polo logistico retroportuale per il transito e il parcheggio dei mezzi pesanti. Tuttavia, questa ipotesi avrebbe richiesto l’acquisto dei terreni o, almeno, l’esproprio, rendendo necessaria la collaborazione con la famiglia Caruso, proprietaria dell’area.
La famiglia Caruso, già coinvolta in diverse vicende giudiziarie, ha diversi progetti imprenditoriali in corso, tra cui un polo logistico per Eurospin e un impianto per il trattamento dei terreni contaminati. Tuttavia, il progetto di sviluppo del porto sembra essere stato escluso dal piano regolatore portuale, mettendo un freno alle ambiziose speculazioni.
Mentre l’evoluzione di queste vicende è ancora incerta, resta il fatto che il futuro sviluppo del porto di Catania dovrà essere pianificato con attenzione e tenendo conto di tutte le implicazioni economiche, sociali e ambientali. Resta da vedere quali saranno le prossime mosse delle istituzioni pubbliche e dei privati coinvolti, per trovare soluzioni che siano vantaggiose per tutte le parti interessate.
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