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Giovani boss di Catania: status symbol e vita festaiola sui social

Così la mafia etnea si divide

La contrapposizione

«Giovani leoni» che scalpitano e boss maturi che preferiscono un basso profilo, ritenendolo più utile agli affari criminali. È la contrapposizione registrata all’interno di Cosa nostra etnea dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Catania che «ascoltano» e registrano le fibrillazioni all’interno della cosca Santapaola-Ercolano.

Il tentativo di risposta violenta

Il tema del contendere, ricostruisce la Dda etnea, è la risposta violenta, un omicidio, che il ventenne Sebastiano Ercolano, rampollo dell’omonima famiglia mafiosa, vuole dare a una sparatoria contro esponenti di Cosa nostra. Vuole dare un segnale degno del suo «rango» “per lavare l’onta subita e riaffermare la “credibilità” della famiglia di Cosa Nostra etnea” e organizza l’eliminazione del rivale. Piano saltato per l’intervento di carabinieri, che eseguono il fermo di nove indagati, e che non aveva l’avallo degli esponenti storici di Cosa nostra.

Vecchia mafia vs mafia giovane

Dalle intercettazioni emerge la «vecchia mafia», quella dei «grandi», ovvero degli esponenti più anziani e di vecchia affiliazione, alla quale si contrappone l’azione della «mafia giovane», spregiudicata, irruente, avvezza all’esibizione di status symbol sui social e alla vita gaudente. Quella che si fa vedere e quella che agisce sotto traccia.

Il ruolo di Davide Enrico Finocchiaro

È il caso anche di Davide Enrico Finocchiaro, che per la Dda è «gravemente indiziato, allo stato, di essere responsabile dello storico gruppo del Villaggio Sant’Agata», che avrebbe più volte rivendicato con orgoglio la propria appartenenza a Cosa nostra catanese anche in quanto «espressione di un gruppo “insignito di medaglie”, ovvero “i morti, gli ergastolani”», volendo alludere ai sodali uccisi e agli omicidi commessi dal gruppo, così involontariamente ribadendo e confermando che il credito mafioso derivava in primis dalla potenza militare, dalla capacità di uccidere, dalla capacità di affrontare il carcere e scontare l’ergastolo, senza farsi fiaccare dalla carcerazione e, soprattutto senza collaborare con la giustizia.

– Cosa nostra etnea
– Mafia giovane
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