“Ambulanza della morte”, sconto di pena al barelliere killer
#Catania
Agatino Scalisi è stato condannato per aver aiutato i clan a gestire e controllare il territorio di Biancavilla, in modo particolare la zona adiacente alla stazione dei treni. La decisione di 1º grado, emessa nel 2017, aveva condannato il barelliere a 30 anni di detenzione. Tuttavia, in ricorso, la sua condanna è stata ridotta a 13 anni, 1 mese e 10 giorni, grazie a una intesa raggiunto dal suo avvocato con la Procura della Repubblica di Catania.
Secondo la decisione, Scalisi avrebbe favorito i clan nella gestione dei traffici illeciti, in modo particolare nella gestione della spazzatura tossici, nella gestione della prostituzione e nel traffico di stupefacenti. Altresi, avrebbe contribuito alla gestione dei lavori pubblici illeciti, come l’assegnazione di appalti e l’utilizzo di forza lavoro sottopagata.
Il patto raggiunto tra l’avvocato Tomaselli e la Procura della Repubblica di Catania ha portato a una riduzione della pena inflitta a Scalisi. La Procura della Repubblica ha comunicato che il patto riflette l’impegno di Scalisi a collaborare con le autorità nell’indagine sulla criminalità organizzata a Biancavilla.
Il caso di Scalisi fa parte di una serie di inchieste condotte dalle autorità italiane per combattere la criminalità organizzata a Biancavilla. Le autorità stanno cercando di porre fine all’influenza dei clan sulla città e di ripristinare la legalità.
Il processo stralcio “Ambulanza della morte” ha concluso con la sentenza di Salvatore Scalisi, accusato di omicidio volontario. Secondo l’accusa, Scalisi avrebbe ucciso una paziente, un’anziana malata terminale, iniettando aria per via endovenosa nel trasporto con un’autoambulanza privata. Il reato sarebbe stato commesso con lo scopo di ottenere dei soldi per la vestizione del corpo della defunta, soldi che in parte sarebbero finiti nelle casse dei clan mafiosi.
Il Tribunale di Catania ha condannato Scalisi a dieci anni di detenzione, confermando la decisione di 1º grado. La sentenza ha suscitato scalpore per la gravità dei fatti.
L’indagine ha messo in luce una triste realtà, dove i clan mafiosi abusano delle persone più vulnerabili. La decisione rappresenta un segnale importante contro questo tipo di soprusi.
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