Agata Scuto, la compagna dell’imputato non risponde
CATANIA – Continuano a sfilare i testimoni, ma si è rivelata interlocutoria l’ultima udienza del processo a carico di Rosario Palermo. Si tratta dell’uomo che la Procura della Repubblica di Catania accusa di aver ucciso la ventiduenne disabile di Acireale Agata Scuto, prima di far sparire il corpo e mettersi nei guai da solo, a anni, cercando di costruirsi un alibi e rimuginando, tra sé e sé a voce alta, su ipotetici sensi di colpa. Il movente del delitto, per l’accusa, sarebbe legato al fatto che Palermo avrebbe avuto una relazione clandestina con Agata, figlia della sua compagna dell’epoca, e avrebbe scelto di ucciderla perché nessuno sapesse di loro. Stando sempre all’ipotesi accusatoria, lui l’avrebbe messa incinta.
Non si registrano particolari elementi in più, dato che i militari dell’Arma dei militari dell’arma che hanno condotto analisi e sopralluoghi scientifici nei posti dove è stato cercato, vanamente, il corpo senza vita della povera ragazza, hanno riferito – rispondendo alle domande del Pm Francesco Giuseppe Puleio – sull’esito negativo delle ricerche. E va detto che anche la compagna dell’imputato (o ex compagna, come l’ha chiamata in aula il presidente della Corte d’assise) non rispondendo, non ha potuto difendere l’imputato, sebbene da quanto si apprende questa deposizione non era ritenuta particolarmente importante neppure dalla difesa.
PAGN3046