L’omicidio della scorsa notte avvenuto in via Pasquale Calvi a Palermo, dopo una rissa all’interno di una discoteca, riporta indietro con la memoria, a quel 14 febbraio 2015 quando venne ucciso Aldo Naro (nella foto). Fatale, anche otto anni fa, una rissa scoppiata all’interno del locale Goa che si trova nei pressi dello Zen. Episodi simili nell’epilogo, la morte di due giovani ragazzi ma i cui moventi sono ancora da accertare.
La lite prima dell’omicidio
Era la notte del 14 febbraio 2015 quando avvenne l’omicidio di Aldo Naro, promettente medico di San Cataldo, che si trovava nella discoteca dello Zen per festeggiare la laurea in medicina conseguita il giorno prima. Il ragazzo di 25 anni, nato a Caltanissetta ma residente a Palermo, era stato soccorso dai sanitari del 118 quando era già in fin di vita. Poi era stato portato al vicino ospedale di Villa Sofia, ma era morto poco dopo. Dalle prime indagini saltò fuori un dettaglio: un cappellino scomparso durante la serata. Un giovane presente durante la serata glielo avrebbe sottratto, dando così il via ad una serie di spintoni e calci. Il ragazzo sarebbe stato colpito a calci e pugni, senza che alcuno lo soccorresse. Il venticinquenne morì fuori alla discoteca per un arresto cardiocircolatorio.
I processi
Dopo approfondite indagini venne fuori che a sferrargli il calcio fatale alla tempia fu Andrea Balsano, buttafuori abusivo, all’epoca dei fatti diciassettenne, che è stato condannato, nel 2015, in via definitiva a 10 anni nel processo che si è celebrato in abbreviato. La famiglia di Naro si è sempre battuta sostenendo che non fosse stato soltanto Balsano a colpire Aldo e a provocarne la morte, ottenendo grazie a un particolare esame 3D e a una perizia il rinvio a giudizio di altri tre buttafuori – due regolari e uno abusivo – che avrebbero preso parte alla rissa: Gabriele Citarrella e Francesco Troia, vigilantes inquadrati nel locale, e Pietro Covello. Nei loro confronti, i familiari della vittima si sono costituiti parte civile.
Negli anni sono venuti fuori tante rivelazioni e anche i messaggi di una chat telefonica nella quale una delle ragazze presenti quella sera nel privè, Valeria Picciolo, scriveva: «è stato scannato dai buttafuori. Sti porci. Devono prendersi le loro responsabilità». La famiglia, che non si è mai rassegnata all’idea di aver perso un figlio massacrato di botte tra l’indifferenza di tanti, in questi anni ha dovuto affrontare indagini e perizie, riesumazione del cadavere, una nuova autopsia. Sei mesi fa sono arrivate tre condanne per rissa e favoreggiamento.
Nel giugno del 2023, il giudice monocratico Sergio Ziino del tribunale di Palermo, IV sezione penale, ha condannato a un anno e dieci mesi uno dei proprietari della discoteca, Massimo Barbaro, imputato per aver aiutato uno dei responsabili a depistare le indagini. Stessa pena per Francesco Troia, buttafuori regolare che rispondeva del reato di rissa ma che risulta tuttora sotto processo per omicidio. Un anno invece ad Antonio Basile per aver preso parte anche lui a quella notte di violenza.
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